Finora ho camminato spedito, ho corso, ho guardato intorno, ho pensato, ho chiesto, ho fatto, ho detto, ho agito, partecipato, presentato, raccontato senza quasi aver tempo di prender fiato.

Qualcuno che ammiro direbbe che sono stato “troppo solido”. Mio cugino che respira l’intelligenza della natura è stato ancora più efficace e mi ha guarito con una metafora: se una bicicletta che prende un brutto colpo non vuole cadere può fare solo una cosa: accellerare.

Ora riscopro la qualità di rallentare e muovermi in punta di piedi.
Capisco l’importanza di trattare istanti, emozioni, fiori, persone, sguardi, sorrisi, amicizie, passioni con la delicatezza che meritano.

E spero che anche camminando a questo ritmo, le cose belle che sfrecciano intorno a me, che temono di cadere (poi tutti ci rialziamo), rimangano a portata del mio sguardo.

Mi riscopro come sopra ad una barca ferma in mezzo al mare di notte. A fissare senza sosta uno spettacolo di stelle.

Prendo un profondo respiro e mi prende un sorriso solitario. Disperdo in un istante tanta amarezza.

La vita così è decisamente più bella.

Gentilezza che, per chi crede nel Karma, fa eco nei cuori giusti. Gratuita, riconoscente, piena di gioia infantile.

Non tutti sono ciechi.

In punta di piedi
  • Dicembre 2011
  • Ottobre 2011
  • Settembre 2011
  • Agosto 2011
  • Luglio 2011
  • Giugno 2011
  • Maggio 2011
  • Aprile 2011
  • Marzo 2011