Ho letto molto, pensato meno, ascoltato tanto, guardato avidamente.

Ho compreso cambiamenti, ritrovato un centro di gravità, riso, sorriso e goduto dell’innocenza di mio nipote; lui mi insegna che la perfezione è una chimera violenta ed inutile, pronta a divorare momenti di imperfetta quanto profonda felicità.

Ho imparato a non giudicare me stesso e gli altri: troppa energia sprecata in pensieri che non rispecchiano il Vero. Per questo vado molto piano, e cauto, e in punta di piedi.

Ancora una volta mi sono perso nelle traiettorie di volo di neuroni altrui, colonna sonora dei miei ultimi meravigliosi tempi.

Ho camminato senza meta nella primavera, in un parco che non era quello di possibili incroci di sguardi.

Sento che il sasso piatto è levigato al punto giusto. Si è alleggerito di tanto peso. Ci vuole mano ferma e tanta voglia di rischiare.

“Audentes fortuna iuvat”

Io scommetto su una grande quantità di rimbalzi sull’acqua. 

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